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La vite è presente nelle Marche da tempo immemore, infatti si hanno ritrovamenti di fossili di Vitis Vinifera risalenti all'Età del ferro, e il vino prodotto nella regione del Piceno, era già famoso agli antichi Romani.
Veduta di Urbino |
Il territorio presenta condizioni climatiche e territoriali favorevoli alla coltivazione della vite, dovute alle ampie zone collinari che si succedono, intervallate da fiumi a carattere torrentizio, e che degradano verso il mare, dal quale spira una brezza salmastra; tuttavia questi requisiti non sono mai stati sfruttati appieno, se non negli ultimi anni.
Oggi si guarda con attento interesse una regione che sta maturando, e grazie a cambiamenti relativi alla fisionomia dei vigneti, a oculate scelte produttive legate a minori rese per ettaro, lavori in cantina mirati all'ottenimento di vino di qualità piuttosto che di quantità, le Marche si affacciano sul mercato nazionale con prospettive di ampio respiro.
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La produzione di vini bianchi copre il 60-70% della produzione globale, il resto è ben assortito e possiamo trovare vini rossi secchi, amabili, dolci, da carne da pesce, da tutto pasto e da dessert.
La prima DOC nella quale ci imbattiamo venendo da nord è quella dei COLLI PESARESI (Pesaro, Urbino, Fano). Qui i vini sono prodotti prevalentemente con il SANGIOVESE per quanto riguarda i rossi e con il TREBBIANO per i bianchi, con una continuità protoplasmatica con la Romagna.
Il rosso non è particolarmente strutturato né adatto all'invecchiamento, e si abbina bene alla gamma dei salumi del luogo, uno fra tutti il ciauscolo. Esiste però una sottozona dove c'è un corpo maggiore dovuto alla minore resa per ettaro (circa 90q per ettaro), la FOCARA. Stesso discorso presente per i bianchi con la sottozona RONCAGLIA.
A questa DOC se ne sovrappone un'altra, la BIANCHELLO DEL METAURO, dove si produceun bianco leggero con il vitigno BIANCHELLO, localmente chiamato BIANCAME, della famiglia del TREBBIANO. In entrambe le sottozone vengono utilizzati vitigni internazionali.
Scendendo un po' a sud, nell'interno, incontriamo le DOC tra le quali si distribuisce il vitigno VERDICCHIO, la VERDICCHIO DEI CASTELLI DI JESI e la VERDICCHIO DI MATELICA tra Ancona e Macerata. Il nome VERDICCHIO, come per il VERDELLO, il VERDISO, ecc. è riferito al colore della buccia che è verde e non al colore del vino. Nella zona dei Castelli di Jesi è da stabilire quanto il Verdicchio abbia reso famosa l'azienda Fazi Battaglia o viceversa, e anche quanto della sua notorietà vada attribuito alla classica bottiglia ad anfora (tipica dei vini provenzali). L'uso di questa bottiglia risale al 1953 quando il nonno degli attuali proprietari (l'architetto Antonio Maiocchi) fece un concorso di design che fu vinto dall'anforetta Titolus.
Per il Verdicchio si sta facendo molto dal punto di vista enologico perché si è visto che questo vitigno ha un corredo di struttura che può mirare a vini diversi e anche ad invecchiamento di 4/5 anni (es.: S.Sisto di Fazi Battaglia) . |
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Verso Matelica (Fabriano), dove si coltiva ad una maggiore altitudine, troviamo un Verdicchio che dà un vino con corpo e gradazione alcolica maggiori e un'acidità più bassa. Nel 1995 è stato prodotto un Verdicchio Di Matelica con 14%, 6,5 di acidità fissa e 3,35 di pH (i grandi rossi arrivano a 3,44), quasi al livello dei grandi Borgogna.
In provincia di Ancona nella zona costiera troviamo la DOC ROSSO CONERO con un rosso prodotto con MONTEPULCIANO e SANGIOVESE, tipici vitigni dell'Italia centrale. Questa zona è molto vocata per i rossi che in alcuni casi possono sfidare addirittura i toscani. In genere si tratta comunque di vini di decisa affidabilità.
Spostandoci nell'entroterra c'è la recente DOCG VERNACCIA DI SERRAPETRONA, una realtà di vino rosso spumante. Anche in questo caso il termine VERNACCIA deriva da "vernacolum" e sta ad indicare che si tratta di un vitigno del luogo. Non ha quindi alcuna parentela con altre vernacce (es.: San Gimignano, Vernatch [Schiava], ecc.).
Nella zona di S.Severino e Serrapetrona le uve non arrivano ad eccessiva maturazione e vengono messe ad appassire cercando di ottenere più zucchero da far fermentare. Un po' di zucchero però rimane, data l'altitudine di queste parti (600m circa), e con i primi caldi riparte la fermentazione creando della CO2 e quindi un rosso dolce spumantizzato. L'abbinamento ideale di questo spumante è la crostata di visciole, che peraltro richiama i sentori del vino di frutti di bosco sotto spirito. Oggi è stata superata l'approssimazione della fermentazione spontanea e si produce prevalentemente con il metodo Charmat (tra i produttori ci sono Fabrini e Quacquarini).
Altra DOC è la LACRIMA DI MORRO D'ALBA, con un rosso prodotto dal vitigno autoctono LACRIMA. La DOC ROSSO PICENO dà vini rossi non particolarmente elevati dal punto di vista qualitativo. Stesso discorso per la DOC FALERIO DEI COLLI ASCOLANI, dove però si può citare la presenza di due particolari vitigni autoctoni, il PECORINO e la PASSERINA. Una DOC più recente è la ESINO che comprende le intere provincie di Ancona e Macerata.
Ma ecco piu' in dettaglio la DOCG e le 11 zone DOC.
Vernaccia di Serrapetrona
DOCG proposta nel 2003 Parere del Comitato nazionale per la tutela e la valorizzazione delle denominazioni di origine e delle indicazioni geografiche tipiche dei vini (GU n. 176 del 31-7-2003, sostituisce il DPR 22/7/1971)
La DOC di provenienza fu riconosciuta nel 1971 e modificata nel '78. La zona di produzione del vino "Vernaccia di Serrapetrona" comprende in tutto il territorio del comune di Serrapetrona e in parte quello dei comuni di Belforte del Chienti e di San Severino Marche.
E' un vino rosso spumante naturale che può essere prodotto sia in versione "secco" che "dolce". Il vino è ottenuto dal vitigno autoctono Vernaccia Nera (Vernaccia di Serrapetrona), per almeno l'85%, possono concorrere alla produzione anche uve provenienti da vitigni a bacca rossa, idonei alla coltivazione nella provincia di Macerata, da soli o congiuntamente, in misura non superiore al 15% del totale.
Bianchello del Metauro
DOC nata nel 1969 che interessa il bacino imbrifero del fiume Metauro nella provincia di Pesaro e Urbino, interessando ben 18 comuni.
Viene prodotto utilizzando uve di Bianchello,
o Biancame,
con possibilità di inserimento della Malvasia
Toscana per un massimo del 5%.
Anche nelle versioni Spumante e Vin Santo. E' un vino che deve essere bevuto entro il primo anno, anche se può reggere un leggero invecchiamento di uno o due anni. Per quanto riguarda il Vin Santo, questo può essere immesso al consumo solo dopo un invecchiamento di tre anni.
Colli Maceratesi
Costituita nel 1975 e modificata successivamente nel '94 e nel 2000. La DOC ricopre l'intero territorio collinare della provincia di Macerata e il comune di Loreto in provincia di Ancona. Ne esistono diverse tipologie: Colli Maceratesi bianco, anche nella tipologia Spumante e Passito, con uve Maceratino (Ribona o Montecchiese) minimo 70%, Incrocio Bruni 54, Pecorino, Malvasia Bianca Lunga ( Malvasia Toscana), Grechetto per la sola provincia di Macerata, da soli o congiuntamente fino ad un massimo del 30%. Possono concorrere altri vitigni non aromatici a bacca bianca raccomandati o autorizzati nelle rispettive province competenti, congiuntamente o disgiuntamente, per un massimo del 15%. Colli Maceratesi Ribona, anche nella tipologia Spumante e Passito con uve Maceratino (Ribona o Montecchiese) minimo 85% e per il restante 15% vitigni raccomandati e/o autorizzati per la provincia competente. Colli Maceratesi Rosso, anche nella tipologia Novello e Riserva con uve Sangiovese minimo 50%; Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon, Ciliegiolo, Lacrima, Merlot, Montepulciano, Vernaccia Nera, da soli o congiuntamente fino ad un massimo del 50%. Possibilità di inserimento, per un massimo del 15% di vitigni non aromatici a bacca rossa raccomandati o autorizzati nelle rispettive province di competenza.
Colli Pesaresi
DOC riconosciuta nel 1972 e modificata con successivo decreto nel 1994. Colli Pesaresi Rosso: Comprende 31 comuni della provincia di Pesaro Urbino, posti nella parte più settentrionale della regione, ad esclusione della fascia appenninica e del Montefeltro. Il vino viene prodotto con il Sangiovese per un minimo 85%, ma possono concorrere altri vitigni autorizzati fino al 15%. Nella sottozona Focara rosso può concorrere solo il Pinot nero per un massimo del 15%. Colli Pesaresi Bianco: Il territorio si estende nella provincia di Pesaro includendo i territori comunali di Petriano, Mombaroccio, Gabicce Mare, Gradara e Tavullia, e parte dei comuni di Pesaro, Montelabbate, Sant'Angelo in Lizzola, Colbordolo e Urbino. Per la produzione vengono utilizzate le uve del vitigno Trebbiano toscano (Albanella), minimo 85%. Possono concorrere tutti gli altri vitigni a bacca bianca autorizzati, fino ad un massimo del 15%. Per la sottozona Roncaglia può concorrere solo il Pinot nero, massimo 15%.
Esino
DOC costituita nel 1995, ricopre l'intero territorio della provincia di Ancona e quello della provincia di Macerata identificato con la stessa zona della produzione del Verdicchio di Matelica e dei Castelli di Jesi.
Esino Rosso: composto da Sangiovese e Montepulciano, da soli o congiuntamente, minimo per il 60%; possono concorrere altri vitigni a bacca rossa autorizzati dalle province di competenza per il 40%. E' prevista anche la tipologia Novello.
Esino Bianco: è composto da uve del vitigno Verdicchio,per un minimo 50%; possono concorrere altri vitigni a bacca bianca, autorizzati, per un massimo del 50%. E' prevista anche la tipologia Frizzante.
Falerio dei Colli Ascolani
Riconosciuta nel 1975, comprendente il territorio della provincia di Ascoli Piceno ad eclusione della fascia montana, alto collinare e del fondovalle. Il vino è prodotto con uve di Trebbiano toscano (min. 40, max 50%) e dei vitigni Passerina (min. 10, max. 30%) e Pecorino (min. 10, max 30%). Possono essere presenti, da soli o congiuntamente fino ad un massimo del 30%, altri vitigni a bacca bianca non aromatici autorizzati dalla provincia interessta.
Lacrima di Morro d'Alba
DOC riconosciuta dal 1985 che comprende un ristretto territorio in provincia di Ancona, a nord del fiume Esino ed inoltre i comuni di: Morro d'Alba, Monte San Vito, S.Marcello, Belvedere Ostrense, Ostra e Senigallia. Il vino è ottenuto da uve del vitigno Lacrima. Possono concorrere vitigni Montepulciano e Verdicchio, da soli o congiuntamente, in misura non superiore al 15%.
Offida
DOC riconosciuta nel 2001, comprende numerosi comuni della provincia di Ascoli Piceno. Offida Rosso: vengono impiegate uve Montepulciano (minimo 50%), Cabernet sauvignon (minimo 30%) e altri vitigni a bacca rossa, non aromatici, raccomandati o autorizzati. Viene prodotto anche nelle tipologie Novello e Superiore.
Offida Pecorino e Passerina: sono impiegati i vitigni omonimi per un minimo dell’85% e per la restante parte possono concorrere altri vitigni a bacca bianca, non aromatici, raccomandati o autorizzati. Prodotto anche nelle versioni: Passito con appassimento delle uva su pianta ed un invecchiamento minimo di un anno e mezzo; Vin santo con appassimento delle uve su graticci e un invecchiamento di tre anni; e Spumante.
Rosso Conero
Riconosciuta nel 1967 e successivamente modificata nel '90. Comprende il promontorio del Monte Conero sul mare Adriatico, a sud est di Ancona, interessando i comuni di : Ancona, Camerano, Numana, Offagna, Sirolo ed in parte Castelfidardo ed Osimo. In vino, anche nella versione Riserva, è composto da Montepulciano e, per un massimo del 15%, da Sangiovese. Generalmente il vino matura in botti di legno con affinamento di circa un anno; versioni più strutturate possono invecchiare anche due o tre anni.
Rosso Piceno
Riconosciuta nel 1968, rappresenta la zona di produzione D.O.C. più vasta. Comprende tre province: Ancona (fino a Senigallia a nord), Macerata e Ascoli Piceno. Interessa l'area collinare dai contrafforti appenninici fino all'Adriatico ed è esclusa l'area del Rosso Conero. Il vino si ottiene con uve dei vitigni Sangiovese per il 30-50%, Montepulciano (35-70%), e da altre uve non aromatiche a bacca rossa, autorizzate, fino a un massimo del 15%. Viene prodotto anche nella tipologia Novello e Superiore che deve essere immesso al consumo dopo un anno dalla vinificazione.
Verdicchio dei Castelli di Jesi
DOC riconosciuta nel 1968 e modificata nel 1995. La zona interessa le colline al centro della provincia di Ancona e minima parte dei territori di Macerata. E' concesso l'uso della dicitura Classico per i vini prodotti nella zona originaria, i Castelli di Jesi situata nella parte più meridionale della DOC. Il vino si ottiene dal uve Verdicchio; possono concorrere altri vitigni a bacca bianca autorizzati, per un massimo del 15%. E' prodotto nelle tipologie: Spumante, Riserva, Passito, Classico Riserva e Classico Superiore. Il Verdicchio, vitigno autoctono della zona, è molto particolare e coltivato in altre zone, perde la sua tipicità risultando piatto e, talvolta, marcando note pittosto fastidiose. Presenta una buona freschezza che lo rende adatto alla spumantizzazione, e un sapore piacevole di mandorla amara.
Verdicchio di Matelica
DOC riconosciuta nel 1967 e modificata nel 1995, comprende parte del territorio dei comuni di: Matelica, Esanatoglia, Gagliole, Castelraimondo, Camerino e Pioraco, in provincia di Macerata; Cerreto d'Esi e Fabriano in provincia di Ancona. Si ottiene con uve del vitigno Verdicchio e possono concorrere altri vitignia bacca bianca autorizzati, fino ad un massimo del 15%. Viene prodotto anche nelle versioni Spumante, Riserva, con un invecchiamento di almeno 24 mesi, 4 di affinamento in bottiglia e Passito che viene immesso al consumo dopo un anno da quello della produzione di uve. E' l'unica zona, al di fuori dei Castelli di Jesi, dove il Verdicchio mantiene le sue peculiarità.
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